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RELAZIONI

L’uomo non vive da solo, è parte di una società civile e cresce quando riesce a stabilire relazioni di collaborazione con gli altri. Dal bisogno di organizzare la convivenza deriva la necessità di determina-re diritti e doveri, di darsi istituzioni, di fissare modi e forme per contribuire al bene comune. Belle parole! In verità tutti sappiamo quanto complicate e fragili siano le nostre relazioni, perché ognuno di noi si pone obiettivi diversi, modi diversi per raggiungerli; c’è chi pretende favori, chi vuole tutto e subito rifiutando un percorso graduale di maturità, chi rivendica privilegi e diritti, chi vede in ogni uomo un rivale e le tensioni sorgono inevitabili.

Le relazioni sono tanto preziose, belle e appaganti quanto sono guidate da un bene condiviso, da valori rispettati, da progetti che uniscono, ma sappiamo che sono complicate anche nelle migliori fami-glie, nelle migliori comunità. È difficile riuscire a intavolare un confronto sereno e costruttivo: si passa spesso da un mutismo, alle prese di posizione che non ammettono repliche, consapevoli del fatto che ciascuno nella propria vita può regolarsi come gli sembra più opportuno, o ancora peggio senza voler rendere conto agli altri. Vengono così meno il confronto e la correzione fraterna.

Quando la relazione diventa insostenibile si scarica la colpa sull’educazione ricevuta o sulla testimonianza incoerente di chi ci ostacola. Un vicolo cieco, una strada senza uscita che può portare a conflitti, violenza e guerra! Alla fine il desiderio estremo può essere quello di sparire (suicidio) o di far sparire le relazioni che hanno provocato tanta sofferenza (omicidio).

A complicare il problema ci sono i rapporti fra l’ordinamento statale e le istituzioni religiose con i loro principi, norme, consuetudini, tradizioni, pretese irrinunciabili. Gesù stesso un giorno viene interrogato su un argomento ancora oggi tanto discusso: "è lecito o no pagare il tributo a Cesare" (Lc 22,17). Fermiamoci per un istante, rallentiamo anche questa lettura, dove stiamo andando e in compagnia di chi? È famosa la risposta di Gesù: "date a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è Di-o" (Lc 22,18). È un invito a mantenere viva la relazione con il mondo, con le sue esigenze, con i suoi piaceri, con le sue responsabilità, con i suoi doveri, ma allo stesso tempo non trascurare la "Relazione" con il Signore, con la nostra anima, con l’Assoluto, con la nostra coscienza, con la nostra parte interiore, spirituale, eterna. La malattia, il peccato, la fragilità delle nostre relazioni è nel coltivare la prima trascurando la seconda. La "salvezza" nelle relazioni chiede una conversione.

Da anni il Signore mi offre un osservatorio speciale: l’ascolto! Ascolto ogni giorno storie, racconti, vite di uomini appesantiti da "Cesare", incantati da "Cesare", ingannati da "Cesare" o compiacenti di "Cesare". Ascolto uomini che cercano Dio senza saperlo. Lo cercano senza conoscerlo, analfabeti nello Spirito. Uomini che cercano una relazione nuova, autentica, libera da inganni e pregiudizi.

Ascolto uomini liberati dalla superbia che tornano ad offrire i loro doni, pronti a chiedere misericordia e ad offrirla. Ascolto uomini che vogliono accogliere Dio nella loro vita, nella verità delle relazioni, nell’ascolto profondo della propria coscienza desiderosi di non sprecare questo tempo di consapevo-lezza. Cristo, maestro di relazioni è ancora oggi guida, pastore e salvezza.

Il cuore lo sa! La mente lo rifiuta!

don Andrea

MessaOnLine