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L'ingresso

È come un biglietto da visita. Con pochi passi e sguardi non c’è studente al mondo che non sappia valutare l’ingresso in classe di un insegnante, di chi è, di come insegnerà e del clima che si instaurerà durante le sue lezioni. Sono i nostri atteggiamenti più che le parole che rivelano agli altri chi siamo e come siamo. Le parole usate andranno solo a confermare l’idea già fatta inizialmente.
Anche Gesù entra a Gerusalemme, pochi passi sopra un asino, e la gente lo acclama con l’osanna, che significa che lo esalta come il Salvatore. Cosa accade qualche giorno dopo? Perché le Sue parole non hanno sostenuto questo “Osanna il figlio di Davide”? Sono mancate parole autorevoli? Sono mancate le risorse o gli stimoli per consolidare questo proclama? L’idea iniziale di questo insegnante è stata delusa? Gesù ha proposto un regime insostenibile? Come insegnante ha fatto un errore: prima dei proclami e dei programmi, ci ha amato e ci ha insegnato ad amare. Ci ha amato e incontrato, non valutato o giudicato. Ha spiegato ciò che conta nella vita: non la via della competizione, della rivalità, della contesa, dell’abuso o dell’arroganza, ma ha offerto gratuitamente la sua intimità con il Padre ad ogni studente. Gesù ha condiviso ogni cosa con i suoi studenti, ha valorizzato non separato, ha donato amore con abbondanza senza trattenere per sé alcun privilegio.
Gesù è entrato non in un aula qualunque, ma nella stanza del potere, dell’ostilità totale, Gerusalemme, sede del governo religioso e politico. Ha trovato una classe indisciplinata e presuntuosa che non ha risparmiato insulti al suo insegnante. Una classe che ha compiuto atti di bullismo verso l’innocente, ver- so colui che non ha voluto rispondere con violenza perché si è fatto umile e obbediente. Il potere e così! Fonda la sua forza sulla stupida presunzione di essere eterni, di conoscere già ogni cosa, quando tutto invece si compie nella nebbia e confusione della nostra mente. Una mente che mente e si inganna, perché posizionata sulla paura e sul pregiudizio. Una classe stolta.
Il Maestro si fa autorevole non autoritario nella sua manifestazione: una cena insieme a pochi intimi per lasciare un compito “fate questo in memoria di me per la nuova ed eterna alleanza”. Tra stupore e amarezza annuncia che sarà tradito e abbandonato da tutti, come se nessuno dei suoi studenti fosse stato ammesso agli esami, non per la durezza dei suoi programmi, ma per una insufficiente disponibilità ad amare i suoi insegnamenti.
Usciti dalla classe lo hanno lasciato solo, e come un agnello è stato sacrificato, ha promosso tutti nonostante gli studenti non ne avessero merito. Ha incontrato i suoi accusatori, lo hanno condannato a morte perché troppo innovatore per metodi e linguaggi incomprensibili. Licenziato e punito come fuori-legge non si è difeso con le parole ma con i suoi atteggiamenti di Verità. Ha obbedito al programma del Suo cuore, ascoltato e ricevuto dal Padre.
Impostore o salvatore questo insegnante? Qualche suo studente si è ricreduto dopo la Sua morte, si è trovato trasformato nel cuore e nelle azioni. Tra denunce e polemiche alcuni di questi studenti hanno raccontato la Sua storia. Alcuni di loro lo hanno incontrato ancora, perché l’Amore e lo Spirito non si può uccidere. L’Amore è ancora oggi l’unica cosa che ci riporta in classe, forse ancora ribelli ma Salvati nell’istante in cui ci lasciamo istruire dal Lui. Un nuovo ingresso, una vita risorta per lo
studente che cerca la Via, la Verità e la Vita del Maestro.                               don Andrea

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