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FUORI STAGIONE

Oggi entri nei grandi supermercati e non sai più che stagione sia. C’è sempre tutta la frutta che vuoi, anche quella "fuori stagione". Arriva da lontano e di sicuro non viene chiamata frutta a chilometri zero se ha fatto tanta strada. Non sapremo mai quali trattamenti ha subito per mostrarcela tanto bella. Si è perso però l’attesa della "primizia", del frutto di stagione riassaporato dopo tanto digiuno di colori e gusto. E così lenta-mente ci siamo lasciati abbagliare dalla quantità e varietà dell’offerta, trascurando la qualità di ciò che man-giamo.

Per il vestire la cosa è ancora più curiosa. Sempre aggiornati, ipnotizzati e istruiti per non indossare indu-menti "fuori stagione". È una questione di look e non solo di prezzo. Nel vestito manifestiamo chi siamo o chi vorremo essere. Importiamo ed esportiamo indumenti da tutto il mondo e l’offerta non conosce limiti. La cosa curiosa è che ciclicamente tutto diventa vecchio e il vecchio, quello che era "fuori stagione", viene riproposto come nuovo.

E con la religione? L’offerta non è mai stata così ricca come in questa secolo. Tra religioni ufficiali, filosofie religiose occidentali e orientali, movimenti religiosi, sette di tutti i tipi e gusti, l’abbondanza di certo non man-ca, pronta a sfamare anche i più esigenti. Anche se nasci e vieni educato da cristiano, battezzato e cresima-to, in pochi anni ti trovi alimentato con idee e proposte di altre culture, che arrivano da lontano. Dobbiamo considerarlo un tempo di confusione questa abbondanza di ricerca e proposta? Potrebbe trasformarsi in un tempo di verifica delle nostre fonti, dei nostri linguaggi, della nostra fede? Dio è "fuori stagione"? Cosa stiamo mangiando del Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato? Cosa ci propongono di mangiare gli altri? Quale mentalità stiamo indossando?

È curioso come Cipriano, vescovo di Cartagine (attuale Tunisia), affermasse nel III sec. d.C.: "Fuori della Chiesa non c’è salvezza". È una frase che non sempre è stata interpretata in modo corretto. Molti cristiani in passato hanno commesso l’errore di identificare il regno di Dio con l’istituzione ecclesiale cui appartenevano. Hanno ostentato arroganti sicurezze, coltivando pregiudizi nei confronti delle altre religioni e definito gli altri impuri e lontani. Nei casi più aberranti sono ricorsi alla forza per costringere alla conversione e al battesimo. Quando la religione qualunque essa sia, si sostituisce a Dio con ideologie e idolatrie, produce sempre e solo morte e povertà.

Negli anni ho imparato ad assaggiare la frutta e non lasciarmi ingannare dal colore. A capire che c’è un tempo e una stagione per ogni cosa. Non si può forzare e sfruttare la terra per avere sempre tutto. Serve riposo silenzio e consapevolezza. Indosso vestiti comodi senza disprezzare il bello.

Sono stato educato da cristiani, mi hanno battezzato e insegnato a pregare. Forse sono stati deboli nel darmi informazioni profonde del loro credere, ma di sicuro la loro testimonianza di fede e di carità è stata sem-pre forte. Non è stata un’imposizione, sono trascorsi molti anni prima di accogliere Cristo Risorto nel mio cuore. Ho studiato la nostra storia e quelle di altri popoli e culture. Ho viaggiato, incontrato e ascoltato. Ma non posso nascondere che la "primizia" è Gesù. L’ho atteso, l’ho cercato, l’ho rifiutato e forse confuso più con la religione e le sue istituzioni. Gesù è a chilometri zero, lo trovi nel tuo cuore ogni volta che entri in preghiera per ascoltare la Sua voce. È Lui la vera vite, noi i tralci. Gesù Cristo, il risorto, il vivente, non è e mai sarà "fuori stagione". Solo in Lui c’è Salvezza e desidera che ogni tralcio porti frutto. Chi lo ama e a Lui appartiene ama il fratello e lo aiuta. Chi rimane in Lui porta molto frutto, perché senza di Lui non possiamo far nulla. d. Andrea

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