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Folk Sun-Day
Domenica 18 giugno a Bresseo nell'area parrocchiale del campo di calcetto e tendone, viene organizzato il Folk Sun-Day, un pomeriggio-sera di torneo di calcetto per tutti (bimbi, grandi, uomini e donne), un momento di perfomance letteraria, un apericena e concerto folk di chiusura.
Il tutto per raccogliere dei fondo per un'Associazione attiva in Eritrea, Un Cuore un Mondo.
RIFIUTI
Quanti colori, quanti bidoni. La nostra comunità vive un tempo di ordine con i suoi rifiuti. Anche la parrocchia sta attendendo i nuovi doni. Nel frattempo, si schiaccia bene ogni cosa per gestire al meglio ogni spazio, si impara un calendario e un ritmo, ma se metti in strada ancora i vecchi contenitori puoi ricevere un richiamo con targa rossa: "bidone non idoneo". Nessuna raccolta!
La storia della salvezza, racconta il desiderio di Dio di riportare ordine nella nostra vita, ma ha sem-pre trovato molti ostacoli, incomprensioni, rifiuti. Spesso abbiamo accolto progetti, economie, culture, ideologie, senza differenziare, senza indagare, senza verificare le fonti e i frutti. Ma con la parola del Signore, il Suo amore, la Sua giustizia, la Sua verità, tutto sembra sempre puzzare.
È successo con i profeti di ogni tempo, uomini nuovi e colorati, con il compito "scomodo" di riportare un po’ di ordine, di profumo. Idee nuove con messaggi ordinati, ma puntualmente rifiutati. "Ecco i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito"(Ez 2,3-4). Sono le parole che il Signore rivolge al profeta Ezechiele per inviarlo al popolo deportato in Babilonia, che credeva alle facili proposte di coloro che promettevano un ritorno a casa senza tanta fatica, attraverso compromessi politici e perdita d’identità, mischiando ogni tipo di spazzatura.
Si rifiuta la "parola di Dio", confondendola con le altre parole. Non così per il profeta, per gli uomini che il Signore plasma e sceglie. Ci sono cuori che non si lasciano sedurre e corrompere dal mondo con la spazzatura che contamina ogni cosa. Il profeta è colui che ha assimilato i pensieri del Signore, rima-ne integro, per questo si rifiuta di porre il sigillo di Dio sui disegni dell’uomo e denuncia le strutture segnate dall’ipocrisia. Le sue parole infastidiscono, suscitano irritazione e il destino che lo attende, non può essere che l’incomprensione e il rifiuto.
Tornato a casa, tra la sua gente, da uomo maturo, Gesù entra in sinagoga per insegnare la raccolta differenziata, per rivelare il volto del nuovo gestore, ma trova molti oppositori delle vecchie abitudini, dei vecchi interessi. Lo screditano, si interrogano, non gli riconoscono l’autorità per queste richieste. Il pro-feta, per il compito ricevuto, riconosce l’evidenza delle urgenze del tempo in cui vive, non confonde i valori con presunte libertà, non nasconde il marcio sul fondo dei bidoni.
Gesù cerca fede per operare veri cambiamenti, agisce con chi lo sceglie come unico sostegno per ripulire e ordinare ogni cosa. Gesù a Cafarnao è stato coinvolto in drammatici conflitti con le autorità politiche e religiose, ha attaccato i formalismi, ha denunciato l’ipocrisia e la durezza di cuore. Ma quel giorno nella sinagoga, anche i contadini, le persone semplici non lo accolgano, lo rifiutano. Come spie-gare questa reazione inconsueta? Il bidone sembrava non idoneo! …
"E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: ‘Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua’. E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità" (Mc 6,4-6).
Capita di vedere qualcuno che cerca tra la spazzatura qualcosa che lo possa sostenere, aiutare a sopravvivere. Forse dovremmo aprire i bidoni dei nostri cuori per cercare quelle mani che ci possono guarire, quelle mani benedicenti che liberano la nostra mente dalla superbia, dalla corruzione, dalle invidie. Aprire, per ritrovare ciò che abbiamo rifiutato. Ci sarà un tempo nuovo e un nuovo profumo quel giorno.
don Andrea
ABBANDONO
Quante attese nella nostra vita. Quante sono pericolose o deluse? Una buona parte della nostra esistenza è guidata dal soddisfare le attese di chi ci è accanto. Per un bisogno di amore, di protezione, di riconoscimento, soddisfare le attese che molti pongono in noi, è prioritario. Tutto è compiuto per ridurre una paura nascosta "dentro", per evitare una situazione insostenibile: l’abbandono. Toglie il fiato e il sonno pensarci senza qualcuno vicino con cui condividere il cammino. Credo che all’origine dell’aggressività ci sia quella che viene definita "sindrome dell’ abbandono", un nome che gli specialisti usano per raccontare le ferite e la fatica di chi si ritrova confuso nei suoi sogni e lontano dall’amore delle persone in cui ha posto la fiducia.
Ma dobbiamo sempre pensare che l’abbandono ha un colpevole, e che porta solo ferite? Non potrebbe anche diventare un’occasione per correggere le false attese? L’abbandono non potrebbe stimo-lare consapevolezza e la maturità di una persona?
Negli Atti degli apostoli troviamo: "avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sare-te testimoni… detto questo fu elevato in alto sotto i loro occhi…" (At 1,8-9). Gesù dopo la Pasqua an-nuncia il dono di una "forza", ma compie quello che noi potremmo definire un abbandono! Lascia i suoi, si allontana da loro, annuncia che ritornerà senza dire quando e dove. Insomma, che coraggio irrespon-sabile! "E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava" (At 1,10) potremmo rimanere fermi e bloccati come i primi apostoli, storditi e confusi per questo cambiamento. Il rischio c’è. Ogni abbandono porta a un cambiamento, ma dobbiamo ricordarci che da quel momento è nata la Chiesa, con i suoi carismi e ministeri. L’abbandono può causare smarrimento, amarezza e rabbia, oppure può diventare un’opportunità per accettare con fiducia il compito che Gesù ci ha affidato: "andate e siate miei testimoni". I nostri legami sono spesso malati, sono pericolosi quando non aiutano o non orientano alla maturità di una persona. Diventiamo maturi quando accettiamo un compito, una responsabilità e superiamo rapporti di dipendenza. Nelle prime comunità cristiane le delusioni furono tante, perché si attendeva l’avvento di un regno nuovo, un intervento diretto di Dio. Con l’Ascensione tutto sembrava essere rimasto come prima, nulla sembrava rinnovato o cambiato, ma in verità Gesù ha posto le basi per la Pentecoste, ha offerto alla nostra vita la forza, lo Spirito Santo per superare e vincere ogni ab-bandono e promuovere un vero cambiamento.
La vita nello Spirito, libera il nostro cuore da false attese e ci orienta a partecipare attivamente all’amore gratuito del Signore. Solo allora così coinvolti e rinnovati saremo capaci di "comportarci in maniera degna della nostra vocazione che abbiamo ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandoci a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità nello spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ef 4,1-3).
L’Ascensione non fu il congedo del Signore, non fu il giorno dell’abbandono dei suoi amici, ma l’inizio di un modo nuovo di essere presente. Gesù è presente nell’Eucarestia, ogni giorno e ogni domenica ci attende. Forse la disaffezione diffusa e le mille scuse che usiamo dovrebbero ricordarci che siamo piuttosto noi ad avere abbandonato il Signore. Ma là dove Gesù trova qualcuno pronto ad ascoltare, ad annunciare la Sua parola, a essergli testimone, Lui è lì presente.
don Andrea
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